venerdì, dicembre 09, 2005

[fotografia] # 1


E’ bello vedere gli stessi posti che cambiano, e come cambiano.

“ La verità è dolce “
di Uliano Lucas, fotoreporter e uomo
(http://www.pol-it.org/ital/180/lucas1.htm)

Serie di reportage del fotoreporter Uliano Lucas sull’integrazione in società dei malati mentali attraverso gli anni e le latitudini: da Trieste a Bari passando per Parma. Da Monstar al Mali. Lucas è stato interprete negli anni del boom economico dei flussi migratori verso le grandi città del nordItalia.
E’ sempre difficile capire se il reporter riprende certe realtà per lavoro o per rispondere ad una interna sensibilità e curiosità. In un intervista per http://www.pol-it.org/ rilasciata a Marco Cattaneo, vicedirettore del giornale Le Scienze, Ulas si definisce “fotografo militante” e continua spiegando che “ è un modo di dire, per raccogliere in una sola parola tutto quel lavoro che, a cominciare dagli anni settanta, mi ha portato ad accostarmi alla diversità, all'emarginazione. E così, con gli internati dei reparti psichiatrici, ci sono stati gli anziani, l'inserimento dei portatori di handicap, il lavoro nero minorile. Insomma, è un modo per definire un'attenzione concentrata su quella parte di umanità che viene relegata ai margini della società, dimenticata in un'angolo.”

Lucas ha parole davvero incoraggianti, l’intervista è del 1998, anche per la nostra Puglia :

Però anche altrove (oltre a Trieste cioè, ndr.) sono sorti centri che hanno riportato i pazienti psichiatrici a fare parte della realtà che li circonda. Come in Puglia, per esempio, dove c'era il ricordo del manicomio di Bisceglie. Invece in alcuni comuni, per esempio a Cisternino, da ormai dieci anni c'è un centro orientato proprio all'apertura sociale. Dietro a quel centro c'è Rocco Canosa, che è uno psichiatra formatosi col gruppo di Trieste e oggi responsabile del servizio psichiatrico di Matera. A Lucera, in provincia di Foggia, chiuso il manicomio è arrivata la prima casa-alloggio.
Insomma, dove ci sono buoni psichiatri, con istituzioni che funzionano, le strutture si possono creare, e alla fine possono nascere rapporti sereni anche con una popolazione che magari aveva un'idea distorta della realtà psichiatrica
.”

Certo non c’è da ringraziare solo gli psichiatri ma anche i volontari, gli assistenti sociali, gli infermieri e gli psicologi… e anche chi li ha formati ad avere tanta apertura mentale e tolleranza !

La comunicazione con persone sofferenti anche da decenni non è né immediata né scontata:

Una volta, un ricoverato mi ha guardato fisso e mi ha detto: -Ma guarda un po' che maleducato- ricordandomi proprio che stavo violando in qualche misura la sua intimità, un'intimità che era già fin troppo violata per poter permettere di farlo un'altra volta, e per di più a un estraneo.All'inizio, quando mi chiedevano perché fotografavo proprio loro e non altri, potevo parlare della necessità di documentare, dell'importanza di far conoscere ad altri l'esperienza triestina, dell'urgenza di ottenere finanziamenti.Poi, in una occasione, mi sono fermato per due mesi, e allora le foto venivano dopo. Prima si cominciava chiacchierando e si finiva al bar. Partendo dalle banalità, riuscivo a entrare nelle loro storie, a creare quel rapporto di fiducia che poi mi avrebbe permesso anche di lavorare con la macchina fotografica."

Uomo prima che professionista, quindi. Un altro grande fotografo empatico del secondo dopoguerra è stato Giacomelli e le parole di Lucas qui sopra sembrano sovrapporvisi: Giacomelli infatti passò due anni in un ospizio prima di cominciare a scattar foto. Foto che ora non è difficile ritrovare in esposizioni permanneti al MOMA di New York proprio perché costate, pagate col proprio animo messo in discussione. Vi ci si ritrova in esse l’uomo e l’Uomo.

Tornando a Uliano Mulas segnaliamo i tre reportage:

1986-La prima casa alloggio in Puglia, S.Spirito;
1986- Andando ad un matrimonio, Bari;
e infine a 10 anni di distanza:
1996-1997 Centri di salute mentale in Puglia.

Interessante è che le persone riprese non mostrano niente di “strano”, niente di sconvolgente. Cucinano, lavano, si annoiano e fanno la spesa come in tutte le foto di vita quotidiana che ognuno ha nel proprio album a casa. Casa già.
( si ringrazia Francesco Bollorino per la segnalazione )
l'intervista intera:

Nessun commento: