sabato, dicembre 31, 2005

[ Stuzzicamente ] # 2 Tutto ciò che non si può definire






Essere goffo o sciatto, parlare o muoversi in modo sbagliato, significa essere un pericoloso gigante, un distruttore di mondi. E come dovrebbe sapere ogni psicotico e ogni comico, qualsiasi mossa studiatamente impropria può lacerare il velo sottile della realtà immediata.

Erving Goffman

[ Specilae Alda Merini ] donne raccontano donne

Ultimi due segnalazioni dedicate alla poetessa:

un film documento:


OGNI SEDIA HA IL SUO RUMORE
(1995 / Betacam, col. / 35')

Il video ritrae la poetessa Alda Merini che, confessandosi senza inibizioni alla telecamera, traccia il ritratto della propria vita sofferta e straordinaria. Alternate alle immagini della Merini, quelle dell'attrice Licia Maglietta, che recita alcuni frammenti dell'opera della poetessa. L'incontro artistico tra Merini, Maglietta e De Lillo è avvenuto in occasione dello spettacolo teatrale "Delirio amoroso", di e con Licia Maglietta, prodotto a Napoli dai Teatri Uniti nel febbraio 1995.
Presentato al Festival Internazionale del Film, Locarno (Cineasti del presente).

http://www.vitagraph.it/delillo.htm


Una piece teatrale:

Delirio amoroso


LICIA MAGLIETTA nasce a Napoli il 16 novembre 1954; nel corso della sua carriera intraprende esperienze di teatro, danza, cinema e televisione. Dopo la laurea in architettura entra prima a far parte del gruppo Falso Movimento e poi di quello dei Teatri Uniti. Dopo una parentesi con Carlo Cecchi che la dirige in "La locandiera" (1993) e "Leonce e Lena" (1994), ritorna al teatro con uno spettacolo tutto suo, "Delirio amoroso" (1995), nato dall'incontro con la poetessa Alda Merini, monologo sulla vita della stessa Merini, donna marchiata dall'esperienza manicomiale.


http://www.dedicafestival.it/Dedica04/prigione.html

giovedì, dicembre 22, 2005

[ Speciale Alda Merini ] "Lei si sente minacciato da me"

- Lei si sente minacciato da me.
Sono pericolosa? -

- Un po’ si signora -

- Ma da quando?
Va bene che stava scritto sulla cartella clinica
ma perché poi?-

- È un po’ di timore reverenziale…-

- No questa è fifa.
Se io non fossi un poco pericolosa,
lei mi avrebbe già mangiata viva si rende conto.-


[ Speciale Alda Merini ] Il manicomio

SUL MANICOMIO E L'ESPERIENZA DELLA SCHIZOFRENIA


Il livellamento psichiatrico mette sullo stesso piano i geni e i folli. È un atto innaturale. I medici non sono in grado di capire che cos’è l’uomo, che cos’è l’uomo–Dio che è in noi, l’uomo creatore.
Il male fisico lo capiscono tutti, il male mentale, invece, è lo scacco per l’uomo e la sua scienza che non riesce mai a penetrare appieno i segreti dell’anima.

L’uomo non è nato per soffrire, ma è nato per la felicità. Io sono passata attraverso il tunnel del dolore che in realtà è stata per me una considerazione di ciò che può essere la vita, di ciò che può farti la vita ma anche di quello che noi possiamo fare alla vita. Perché possiamo essere anche noi stessi a mortificarla e a renderla brutta. Quei dieci anni trascorsi in manicomio hanno aperto uno squarcio in me che ho voluto raccontare perché nessuno conosce ciò che accade al di là del muro…

Quanto vuoto fanno i medici per avere in mano il cuore del paziente, ma non è preservandolo dal dolore che lo si guarisce. A volte questo è solo un pretesto per ucciderlo. Perché se l’uomo non sente il dolore non sente né la musica, né la poesia, né la vita e neanche la morte. Non dimentichiamo che moriremo tutti, però prima la vita va vissuta con gioia ed occorre capire che la poesia fa parte della vita e anche della morte e che è un grande rischio. Il poeta rischia molto è sempre al limite, è sempre sul filo del rasoio ma lo fa per insegnarci la felicità , la felicità per la vita che è in ognuno di noi.


La sopportazione mia del manicomio è stata dovuta alla mia religiosità, all’obbedienza, all’accettazione dei fatti divini della vita.

Io depreco quelli che vogliono soffrire più degli altri perché questo lo considero una colpa e un reato.
probabilmente pensano che attraverso la sofferenza si raggiunga la poesia...
Ed è lì lo scorno e l’offesa. Non è vero! Perché attraverso la sofferenza si raggiunge o la morte o l’abbandono.

[ Speciale Alda Merini ] Audio-Video


Video - Alda Merini: GenesiDalla trasmissione di Rai Educational "L'ombelico del mondo", dedicata alle intersezioni tra arti visive, musica e poesia, Alda Merini legge la sua composizione Genesi.

Documento multimediale: Alda Merini legge Genesi


Incipit de " la terra santa " ( audio della poetessa )
http://www.culturaspettacolovenezia.it/eventi.asp?id=1726

[ Speciale Alda Merini ] Aforismi


Ringrazio sempre chi mi dà ragione.

Sono una piccola ape furibonda.

La casa della poesia non avrà mai porte.

Chi si ostina fa scandalo.

L'inferno è la mia passione.

Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.

Se Dio mi assolve, lo fa sempre per insufficienza di prove.

L'unica radice che ho mi fa male.

La calunnia è un vocabolo sdentato che,
quando arriva a destinazione, mette mandibole di ferro.

Ogni poeta vende i suoi guai migliori.

Ci sono notti che non accadono mai.

[ Speciale Alda Merini ] La biografia

Riportiamo, a richiesta, ma con piacere per la diffusione della cultura, una biografia della poetessa, scoprendo che ha vissuto tre anni anche in Puglia...


Alda Merini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Alda Merini
Alda Merini (
Milano, 21 marzo 1931) è una delle maggiori poetesse italiane contemporanee. La sua poetica, fatta di ardente visionarietà e profonda ma al tempo stesso sommessa inquietudine, la colloca tra le maggiori autrici del Novecento e dei primi anni 2000.
Nata in una famiglia di condizioni modeste (padre dipendente di una compagnia assicurativa e madre casalinga, minore di tre fratelli, una sorella e un fratello, che la scrittrice fa comparire sia pure con un certo distacco nella sua poesia), Merini frequenta da ragazza le scuole professionali all'Istituto "
Laura Solera Mantegazza" e cerca, senza riuscirci (per non aver superato la prova di italiano), di essere ammessa al Liceo Manzoni. Nello stesso periodo, si dedica allo studio del pianoforte, strumento da lei particolarmente amato.

Biografia e poetica
Esordisce come autrice giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di
Giacinto Spagnoletti che fu lo scopritore del suo talento artistico. Nel 1947, Merini incontra "le prime ombre della sua mente" e viene internata per un mese a Villa Turno. Quando ne esce alcuni amici le sono vicino e Giorgio Manganelli la indirizza in esame presso gli specialisti Fornari e Musatti.
Giacinto Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel 1950, nell'Antologia della poesia italiana 1909-1949, con le poesie Il gobbo e Luce. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e della Spaziani, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite dell'autrice in "Poetesse del Novecento".
Nel periodo che va dal
1950 al 1953 la Merini frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo. Nel 1953 sposa Ettore Carniti proprietario di alcune panetterie di Milano. Nello stesso anno esce il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo" e nel 1955 "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Nello stesso anno nasce la prima figlia, Emanuela, e al medico curante della bambina la Merini dedica la raccolta di versi "Tu sei Pietro" che viene pubblicata nel 1961.
Dopo "Tu sei Pietro" inizia un triste periodo di silenzio e di isolamento, dovuto all'internamento al "Paolo Pini", che dura fino al
1972 (anche se intervallato da alcuni ritorni in famiglia, durante i quali nascono altri tre figli).


Diario di una diversa
Si alterneranno in seguito periodi di salute e malattia che durano fino al
1979 quando la Merini ritorna a scrivere dando il via ai suoi testi più intensi sulla drammatica e sconvolgente esperienza del manicomio, testi contenuti in "La Terra Santa", che sarà pubblicato da Scheiwiller nel 1984. Nel frattempo (1981) muore il marito e, rimasta sola, la poetessa dà in affitto una camera della sua abitazione al pittore Charles; inizia in questo periodo a comunicare telefonicamente con il poeta Michele Pierri che, in quel difficile periodo del ritorno nel mondo letterario, aveva dimostrato di apprezzare la sua poesia. Lo sposa nell'ottobre del 1983 e va a vivere a Taranto, dove rimane per tre anni.
In quel periodo scrive le venti poesie-ritratti de "La gazza ladra" (
1985) e testi per Pierri. Sempre a Taranto porta a termine "L'altra verità. Diario di una diversa".
La Merini fa ritorno a
Milano nel luglio del 1986 dopo aver sperimentato nuovamente gli orrori del manicomio di Taranto: si mette in terapia con la dottoressa Marcella Rizzo alla quale dedica più di una poesia. Nello stesso anno riprende a scrivere e ad incontrare i vecchi amici, tra cui Vanni Scheiwiller, che le pubblica appunto "L'Altra verità. Diario di una diversa", il suo primo libro in prosa al quale seguiranno "Fogli bianchi" nel 1987 e "Testamento" (del 1988).


Caffè sui navigli
Sono questi, per la Merini, anni fecondi dal punto di vista letterario e di conquista di una certa serenità. Nell'inverno del
1989 la poetessa frequenta il caffè-libreria "Chimera", situato poco lontano dalla sua abitazione sui Navigli, e offre agli amici del caffè i suoi dattiloscritti. Sarà in questo periodo che nasceranno libri come "Delirio amoroso" (1989) e "Il tormento delle figure" (1990).
Negli anni seguenti diverse pubblicazioni consolidano il ritorno sulla scena letteraria della scrittrice. Nel
1991 escono "Le parole di Alda Merini" e "Vuoto d'amore" a cui fa seguito nel 1992 "Ipotenusa d'amore", nel 1993 "La palude di Manganelli o il monarca del re" e il volumetto "Aforismi", con fotografie di Giuliano Grittini. È questo l'anno in cui le viene assegnato il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia, premio che la consacra tra i grandi letterati contemporanei e la accosta a scrittori come Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Franco Fortini.


Reato di vita. Autobiografia e poesia
Nel
1994 vede la luce "Titano amori intorno" uscito presso l'editore "La vita felice", con sei disegni di Alberto Casiraghi, e il volume "Sogno e Poesia", da "L'incisione di Corbetta", con venti incisioni di altrettanti artisti contemporanei. Nel 1995 viene pubblicato da Bompiani il volume "La pazza della porta accanto" e da Einaudi "Ballate non pagate".
Sempre nel
1994 esce nelle "Edizioni Melusine" "Reato di vita, autobiografia e poesia". Nel 1996, con il volume "La vita facile", le viene attribuito il "Premio Viareggio" e nel 1997 il "Premio Procida-Elsa Morante".
Nel
1997 vengono pubblicate dall'editore Girardi la raccolta di poesie "La Volpe e il sipario", con illustrazioni di Gianni Casari, dove è più che mai evidente la tecnica della poesia che nasce spontaneamente in forma orale e che altri trascrivono. Fenomeno, questo, che - pur essendo tipicamente contemporaneo, con la scelta dell'oralità a svantaggio della scrittura - rimane per ora unico dentro all'universo della poesia contemporanea. Si assiste pertanto, a proposito di Merini, al fenomeno di un'oralità che conduce sempre più verso testi assai brevi e, infine, all'aforisma.


Aforismi e magie
Sono questi gli anni in cui la produzione aforistica di Merini diventa molto ricca, come testimonia nel
1997 "Il Catalogo Generale delle Edizioni Pulcinoelefante", edito da Scheiwiller.
Nel
1999 in "Aforismi e magie", pubblicato da Rizzoli, viene raccolto per la prima volta il meglio di quel genere. Il volume viene illustrato dai disegni di Alberto Casiraghi, amico, poeta ed editore della Merini che ha sollecitato, raccolto e accompagnato con i suoi piccoli libri "Pulcinoelefante", questa nuova vocazione.
La collaborazione con i piccoli editori - che comprendono, oltre "Pulcinoelefante", lo "Zanetto", la "Vita felice", il "Melangolo" e altri - ha portato ad altri
minitesti come, tra gli ultimi pubblicati, "Lettera ai figli", edito da Michelangelo Camilliti per l'edizione "Lietocollelibri" e illustrato da otto disegni onirici e surreali di Alberto Casiraghi.
Da ricordare il volume edito da "l'Incisione", "Alda Merini", che contiene poesie inedite della poetessa e disegni dell'artista
Aligi Sassu, opere stampate su torchio in litoserigrafia.


La sua vita, più bella della poesia
Nel
2000 esce nell'edizione Einaudi "Superba è la notte", un volume che è il risultato di un lavoro minuzioso compiuto su numerose poesie inviate all'editore Einaudi e a Ambrogio Borsani. I versi che compongono la raccolta sono stati scritti nel periodo che va dal 1996 al 1999. Non essendo stato possibile dare al materiale un ordine cronologico i curatori si sono basati sull'omogeneità tematica e stilistica complessiva dell'opera.
Nel
2002 viene stampato dall'editore Salani, un volumetto dal titolo "Folle, folle, folle d'amore per te", con un pensiero di Roberto Vecchioni che in seguito scriverà una "Canzone per Alda Merini"
Sempre nel 2002 viene pubblicato dall'editore Frassinelli "Magnificat, un incontro con Maria", corredato da disegni di
Ugo Nespolo e ancora, da Frassinelli, "La carne degli Angeli" con venti opere inedite di Mimmo Paladino; nel 2003 la "Einaudi Stile Libero" pubblica un cofanetto con videocassetta e testo dal titolo "Più bella della mia vita è stata la poesia".


Clinica dell'abbandono
Nel 2003 e
2004 viene pubblicato dall'Einaudi "Clinica dell'abbandono" con l'introduzione di Ambrogio Borsani e con uno scritto di Vincenzo Mollica. Il libro è diviso in due sezioni: la prima, "Poemi eroici", che comprende versi scritti alla fine degli anni Novanta, la seconda, "Clinica dell'abbandono", che raccoglie i versi degli ultimi anni. Questo volume riproduce, con alcune aggiunte, il testo del cofanetto con videocassetta "Più bella della mia vita è stata la poesia".
Nel febbraio del 2004 Merini viene ricoverata all'Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Da tutta
Italia vengono inviate e-mail a sostegno di un appello lanciato da un amico della scrittrice che richiede aiuto economico. Sorgono numerosi blog telematici e siti internet nei quali viene richiesto l'intervento del sindaco di Milano Albertini. La scrittrice ritorna successivamente nella sua casa di Porta Ticinese.
Dal
15 marzo sempre del 2004 è in vendita l'album che contiene undici motivi cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Merini più una traccia cd rom. L'autore delle musiche è Giovanni Muti. Il 21 marzo, presente la stessa Merini, in occasione del suo settantatreesimo compleanno, viene eseguito un recital al Teatro Strehler di Milano, occasione per la presentazione del disco.
Durante l'estate 2004 molte sono state le iniziative sorte per far conoscere in maniera più diffusa la poesia di Alda Merini. Si cita ad esempio l'incontro che si è tenuto il
21 luglio al Teatro Romano dal titolo "Ebrietudine, omaggio ad Alda Merini", sei cantate composte da Federico Gozzellino su poesie di Alda Merini.

lunedì, dicembre 19, 2005

[ Speciale fotografia ] Alda Merini § 1



foto di Grittini : http://www.aldamerini.com/album_foto/index.htm



L’artista è un patriota è uno che da lustro al luogo dove è nato, alla propria terra. È un acuto osservatore dei costumi della propria gente.

Noi abbiamo il vantaggio di una grande solitudine ma anche di una grande fantasia, di un occhio che vede e pensa la vita degli altri. Il poeta, l’artista, rappresentano la Storia.

I poeti, sono i pronipoti di Dio.

Cosa pensa dei giovani poeti?

Diceva Rilke: “ma datevi all’agricoltura, datevi al lavoro pesante, cominciate a lavorare sodo!”
...ma anche lei è stata una giovane poetessa…
Si io avevo sedici anni quando sono entrata nelle antologie, sono stata un caso nazionale, a venti sono entrata in manicomio. Prima nelle antologie, poi in manicomio… così ho cambiato pagina.



foto Bonfanti: http://www.marcelbon.com/index.html



Il fotografo rivaluta la figura.La differenza tra un fotografo e un comune artista sta nel fatto che un qualsiasi soggetto può diventare alter ego dello stesso soggetto dando vita a un personaggio al quale il soggetto stesso deve rimanere fedele.E' questa la grande fatica dell' immagine che stà esattamnete alla divina sapienza come il sospiro sta all' amore.Niente è più deleterio dell' immagine e niente è più resistente .Il fotografo consegnerà ai posteri una sua interiorizzazione, una realtà che spesso sfugge alla persona stessa.E' questo il mistero della fotografia che ha reso celebri molti poeti e molti artisti.



"Poesia a Giuliano Grittini, fotografo". Tratto da www.aldamerini.it. Il racconto della poetessa è disarmante quanto semplice e ribalta le posizioni fra osservatore e osservato: lo stigma muta in icona. Alchimia incomprensibile o sensibilità acuta ?


Scatenar Tempesta

Quello stesso giorno mi era morta un’amica, una cara amic che il manicomio aveva respinto. Era una donna castigata, molto pulita e ordnata, che però non era riuscita come me ad emergere dal suo nulla. Il S.Paolo la respinse, si trovò sola, con un marito che non voleva più vedere. Era Natale e lui che l’amava tanto gli aveva preparato na festa degna del loro amore. Lui si chiamava Michele ed è stato il vigile urbano che ha fondato la festa sui Navigli, lei una delle più belle ragazze delle due sponde. Forse lui voleva amarla, lei non voleva. La mia reazione fu violenta, come il suo disgusto per la vita.
Era morta anche Rossella proprio il giorno si S. Valentino. E allora io, malgrado la mia bronchite, mi spogliai nuda davanti a Giuliano e gli dissi : “…dobbiamo fare scandalo…”, uno scandalo più cupo di quello dei manicomi. Ne uscirono dodici foto talmente belle che non potei non approvarle. Ma erano diverse, erano paciose e ironiche come io non volevo ce fossero. Tra l’altro, con tutto quell’adipe che mi portavo addosso, le tracce delle passate torture non si vedevano proprio.
Grittini non mi toccò. Ripose le foto e da allora, lui che conosceva tutte le mie sofferenze, non mi lasciò più. Grazie a lui vinsi tutti i premi possibili. Ma ebbe un tle rispetto di me, che anch’io come lui capii l’interno valore artistico di una fotografia.”

( Alessandro Riva, tratto da “ Il lato oscuro della letteratura”)

domenica, dicembre 18, 2005

[ musica ] # 2 " ...Nell'universo della mia pazzia ho una nuova teoria..."

Vola.
( Ivano Fossati )


Nell'universo della mia pazzia
ho una nuova teoria
per me la gente
vola.

So cos'è che non va
disabitudine alla realtà
come dire sono
solo.

Io dopo di te
non sono morto né guarito
ma ci ho provato, era un mio diritto
e non è servito.

E mi sono vestito
come un idiota vestito
che avevo in testa
nessuno m'ha invitato alla sua festa.

La gente
vola
vola
ed io
sto troppo giù
l'amore
vola
e vola
ed io
mi sento, mi sento giù.

L'amore
vola
e vola
e tu
non c'eri già più.

Nel rovescio della mia vita
una prova innocente
chiamare amore un amore qualunque
a cui di me non gliene frega niente.

E ma non scoppia il cuore
non mi sento affogare
non ho voglia di bere, né di parlare
perché non ho amore di cui parlare
e penso che forse, davvero la gente.

Vola
vola
ed io
sto troppo giù.

L'amore
vola
e vola
ed io
mi sento mi sento giù.

L'amore
vola
vola
e tu
non c'eri già più.

Nel sottoscala della mia ragione
c'è la speranza che tu ritorni
E' solo un tarlo, consuma i giorni
ma chi può dirlo? Forse anche il mio amore

Vola
ed io
mi sento già più su.

Vola
e vola
e tu non ci sei più.

L'amore
vola
e vola
ed io
mi sento già più su.

sabato, dicembre 17, 2005

[ lettere, l'etere ] # 1 " Non si muore tutte le mattine "


Da "Non si muore tutte le mattine" romanzo di Vinicio Capossela.


" ... -Mi hai inseganto a camminare contro i muri, mica so andarci più
in mezzo alla strada- dicesti
...ed eppure io venni da te e di notte
sul tuo petto quando mi sentii in pericolo di vita, e tu non sapevi ma
mi curavi lo stesso, in quella stanza alta, che ancora non conoscevo.
Poi venne il nascondimento, la copla e la morte, e niente fu più come
prima. Andò a male l'identità...un velo nero, un marchio, un tramonto
livido, e io fui così fuori di casa per sempre e niente si ritrovò piu..."




Si ringrazia Madia Ferretti per la segnalazione

venerdì, dicembre 16, 2005

[ civiltà ] # 1 - " Muto sono "



Da ieri scompare da tutte le leggi e documenti ufficiali il termine «sordomuto».
Il termine «sordomuto» lascia infatti il posto al termine «sordo preverbale».
Riportiamo stralci del documento presentato al Senato quasi dieci anni fa. Nel testo si spiega che il cambiamento della definizione nasce non solo da una necessità di redifinizione sanitaria della malattia secondo veri criteri scientifici, ma anche dalle conseguenze stigmatizzanti del termine "sordomuto".

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 9 MAGGIO 1996 , Senato della Repubblica

Modifica della qualificazione di "sordomuto"

in "sordo" o "sordo preverbale"


RELAZIONE
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.


ONOREVOLI SENATORI. - Come é noto, chi é affetto da sordità congenita o acquisita in età infantile viene oggi definito nel nostro ordinamento giuridico e quindi anche nel linguaggio comune "sordomuto". Si tratta di una qualificazione impropria sul piano medico-fisiologico, socialmente discriminante per ragioni culturali, e soprattutto ingiusta e lesiva dei diritti soggettivi della personalità nella misura in cui non é rispettosa delle potenzialità raggiungibili tramite l'intervento riabilitativo. Il termine "sordomuto", in effetti, pur denotando una patologia che, come qualsiasi altra patologia, non deve in alcun modo ledere il rispetto e la considerazione personale e sociale di chi é portatore (i portatori stessi che ne hanno con maturità preso coscienza non se ne sentono sminuiti), purtroppo puó essere ancora connotativa di pregiudizi nati in fasi storiche nelle quali questa patologia poteva effettivamente determinare l'emarginazione. Ció che, in sintesi, deve essere chiaro é che il rifiuto del termine "sordomuto" non deriva in alcun modo dalla non accettazione della patologia che esso vuole contraddistinguere, ma semplicemente dalla sua impropria qualificazione clinica e sociale. Si tratta di una denominazione, pertanto, che, come in ogni altro Paese socialmente evoluto, va modificata e da noi va fatto anche in nome del processo di integrazione europea che non puó essere soltanto economico e politico, ma proprio perché sia tale, nel senso piú profondo dei termini, deve essere anche di omogeneizzazione culturale ed etica.
… (omissis)...
Tecnicamente parlando dal punto di vista medico-fisiologico chi é affetto da questa invalidità puó pertanto essere piú propria mente qualificato "sordo e/o sordo preverbale".
Il termine "preverbale" meglio di ogni altro rende nella nostra lingua il concetto delle connessioni crono-funzionali intercorrenti fra sordità e linguaggio parlato: l'aggettivo "verbale", infatti, ha la sua radice, come é noto, nel termine latino verbum , parola, e il prefisso "pre" specifica in modo inequivocabile che la sordità preesiste alla parola.
…(omissis)...

approfondimenti sul tema: www.ens.it

lunedì, dicembre 12, 2005

[ uomini che raccontano ] # 1
"Essere sieropositivi non significa che si deve stare seduti ad aspettare l'aiuto degli altri."
In collaborazione con Msf, Medici senza Frontiere,
la Repubica propone uno speciale su come vivono in Kenia
i malati di Aids che riescono ad essere assistiti.
Sei racconti , sei malati che hanno evitato l'emarginazione.
Sei persone che si raccontano e si autoritraggono con una macchina fotografica:
la paura di mostrarsi cede al desiderio di comunicare.

Noi siamo Gilbert e Millicent

Voglio davvero far vedere alla comunità che anche con l'Hiv si possono fare un sacco di cose. Si può aiutare la gente. Essere sieropositivi non significa che si deve stare seduti ad aspettare l'aiuto degli altri.

Io mi chiamo Charles

Vivo a Kibera da 10 anni. Quando ho scoperto di essere sieropositivo stavo studiando per diventare un insegnante elementare nella regione del Mount Kenya. Puntavo in alto, volevo andarmene dal Kenya e viaggiare in altri paesi. Ho dovuto interrompere il corso perché continuavo ad ammalarmi. In ospedale mi è stato fatto il test ed è risultato positivo. E' davvero una brutta storia. Il college ha saputo dei risultati dall'ospedale e il preside mi ha detto: "Qui insegniamo a gente attiva, non teniamo gente che non partecipa". Ho dovuto lasciare il college, mi sentivo spacciato. Mi sentivo a pezzi, senza alcuna speranza, non vedevo un futuro. Sapevo che i sieropositivi sono degli emarginati sociali perché tutti pensano che moriranno presto. Ero scioccato, perché sapevo che sarei diventato uno di loro e che la comunità mi avrebbe additato come tale. Ho pensato di buttarmi sotto un treno. Mi trasferii a casa di un amico, ma non gli dissi di essere sieropositivo. La casa era piccola e io dormivo nel suo letto quando lui era al lavoro. Ma lui mi ha fatto capire che voleva che me ne andassi.

Ho incontrato un assistente di nome Tom al centro di Msf. Abbiamo parlato dei miei problemi a lungo. Mi hanno fatto un test "CD4" per verificare se era il caso di cominciare a prendere retrovirali. Il risultato era che avrei dovuto già prenderli da tempo. Ma sono stato fortunato. I farmaci hanno cambiato la mia vita. E' stato difficile cominciare la terapia retrovirale. Non ho avuto veri effetti collaterali, però ho perso l'appetito. Dopo alcuni mesi, però, ho cominciato a notare il cambiamento. Mi sentivo forte. Potevo stare in piedi per ore. Ho cercato un lavoro e sono diventato insegnante in una scuola di bambini orfani per l'epidemia di Hiv. Guadagno abbastanza da pagare l'affitto. Ho conosciuto altre persone che convivono con il virus, come me. Abbiamo formato un gruppo di aiuto e parliamo tanto. Ci facciamo coraggio l'uno con l'altro a vivere in modo positivo e mi accorgo che divento sempre più coraggioso. La gente deve sapere che l'Hiv è qualcosa con cui si può convivere, non è una condanna a morte. Adesso lavoro come receptionist alla clinica Hiv. Mi piace molto perché ho a che fare con persone sieropositive, come me. Le cose sono talmente cambiate per me negli ultimi due anni. Ho messo su qualche chilo e faccio un lavoro intenso. So che posso ottenere tutto quel che voglio e che la mia famiglia avrà i benefici del mio lavoro. Tutti schernirono mia madre quando si scoprì che ero sieropositivo, ma ora posso aiutarla. Tutto questo grazie alle medicine. Se non fosse stato per i farmaci gratuiti di Msf, non so cosa sarebbe successo, in tanti sarebbero morti, compreso me. La terapia dovrebbe essere gratis per tutti. Non sono i paesi africani a volere la loro povertà. L'Hiv è un problema mondiale e l'Africa fa parte del mondo!


Io mi chiamo Boniface

Quando capii che i miei amici stavano sparlando di me in giro dicendo a tutti che avevo il virus, volevo solo suicidarmi. Mi sentivo discriminato, che la mia vita era finita, che nessuno mi voleva. Due settimane più tardi stavo andando in giro a Kibera chiedendomi cosa fare e dove andare. Per caso, trovai un opuscolo su Msf e sull'aiuto che davano alla gente che viveva con l'Hiv. Lo lessi e andai a cerca la clinica. Quando arrivai alla clinica, trovai un'infermiera che si chiamava Florence. Le dissi che ero disperato e deciso a suicidarmi. Lei mi ascoltò, poi mi disse che non era la scelta migliore, che c'era di meglio da fare.
Ora passo molto del mio tempo a tenere discorsi su questioni sanitarie e a educare la gente sul problema dell'Hiv. In questa foto, stavo parlando con due ragazze che sono a scuola con mia sorella. Stavo spiegando loro che la malattia si trasmette per via sessuale e che l'unico modo per sapere se si è stati contagiati, è il test per l'Hiv. Ogni tanto mi chiedo: avremo un'altra generazione? Così, un po' di tempo fa, ho deciso di organizzare un gruppo per educare più giovani possibile sul virus. All'inizio eravamo in sette, adesso siamo in trenta.


Qui sono con la mia ragazza. Stiamo ridendo perché ci godiamo la vita. L'anno prossimo ci sposeremo. Voglio che la gente sappia che ci si può sposare anche se si è positivi all'Hiv. Voglio che la gente in Europa sappia che siccome siamo africani, molti di noi non hanno accesso alle medicine.



venerdì, dicembre 09, 2005

[fotografia] # 1


E’ bello vedere gli stessi posti che cambiano, e come cambiano.

“ La verità è dolce “
di Uliano Lucas, fotoreporter e uomo
(http://www.pol-it.org/ital/180/lucas1.htm)

Serie di reportage del fotoreporter Uliano Lucas sull’integrazione in società dei malati mentali attraverso gli anni e le latitudini: da Trieste a Bari passando per Parma. Da Monstar al Mali. Lucas è stato interprete negli anni del boom economico dei flussi migratori verso le grandi città del nordItalia.
E’ sempre difficile capire se il reporter riprende certe realtà per lavoro o per rispondere ad una interna sensibilità e curiosità. In un intervista per http://www.pol-it.org/ rilasciata a Marco Cattaneo, vicedirettore del giornale Le Scienze, Ulas si definisce “fotografo militante” e continua spiegando che “ è un modo di dire, per raccogliere in una sola parola tutto quel lavoro che, a cominciare dagli anni settanta, mi ha portato ad accostarmi alla diversità, all'emarginazione. E così, con gli internati dei reparti psichiatrici, ci sono stati gli anziani, l'inserimento dei portatori di handicap, il lavoro nero minorile. Insomma, è un modo per definire un'attenzione concentrata su quella parte di umanità che viene relegata ai margini della società, dimenticata in un'angolo.”

Lucas ha parole davvero incoraggianti, l’intervista è del 1998, anche per la nostra Puglia :

Però anche altrove (oltre a Trieste cioè, ndr.) sono sorti centri che hanno riportato i pazienti psichiatrici a fare parte della realtà che li circonda. Come in Puglia, per esempio, dove c'era il ricordo del manicomio di Bisceglie. Invece in alcuni comuni, per esempio a Cisternino, da ormai dieci anni c'è un centro orientato proprio all'apertura sociale. Dietro a quel centro c'è Rocco Canosa, che è uno psichiatra formatosi col gruppo di Trieste e oggi responsabile del servizio psichiatrico di Matera. A Lucera, in provincia di Foggia, chiuso il manicomio è arrivata la prima casa-alloggio.
Insomma, dove ci sono buoni psichiatri, con istituzioni che funzionano, le strutture si possono creare, e alla fine possono nascere rapporti sereni anche con una popolazione che magari aveva un'idea distorta della realtà psichiatrica
.”

Certo non c’è da ringraziare solo gli psichiatri ma anche i volontari, gli assistenti sociali, gli infermieri e gli psicologi… e anche chi li ha formati ad avere tanta apertura mentale e tolleranza !

La comunicazione con persone sofferenti anche da decenni non è né immediata né scontata:

Una volta, un ricoverato mi ha guardato fisso e mi ha detto: -Ma guarda un po' che maleducato- ricordandomi proprio che stavo violando in qualche misura la sua intimità, un'intimità che era già fin troppo violata per poter permettere di farlo un'altra volta, e per di più a un estraneo.All'inizio, quando mi chiedevano perché fotografavo proprio loro e non altri, potevo parlare della necessità di documentare, dell'importanza di far conoscere ad altri l'esperienza triestina, dell'urgenza di ottenere finanziamenti.Poi, in una occasione, mi sono fermato per due mesi, e allora le foto venivano dopo. Prima si cominciava chiacchierando e si finiva al bar. Partendo dalle banalità, riuscivo a entrare nelle loro storie, a creare quel rapporto di fiducia che poi mi avrebbe permesso anche di lavorare con la macchina fotografica."

Uomo prima che professionista, quindi. Un altro grande fotografo empatico del secondo dopoguerra è stato Giacomelli e le parole di Lucas qui sopra sembrano sovrapporvisi: Giacomelli infatti passò due anni in un ospizio prima di cominciare a scattar foto. Foto che ora non è difficile ritrovare in esposizioni permanneti al MOMA di New York proprio perché costate, pagate col proprio animo messo in discussione. Vi ci si ritrova in esse l’uomo e l’Uomo.

Tornando a Uliano Mulas segnaliamo i tre reportage:

1986-La prima casa alloggio in Puglia, S.Spirito;
1986- Andando ad un matrimonio, Bari;
e infine a 10 anni di distanza:
1996-1997 Centri di salute mentale in Puglia.

Interessante è che le persone riprese non mostrano niente di “strano”, niente di sconvolgente. Cucinano, lavano, si annoiano e fanno la spesa come in tutte le foto di vita quotidiana che ognuno ha nel proprio album a casa. Casa già.
( si ringrazia Francesco Bollorino per la segnalazione )
l'intervista intera:

giovedì, dicembre 08, 2005

[musica] # 1

"...me ne sto qui seduto e assente..."



Nel 1971 Don Backy compone “Sognando” un brano difficile sul tema del disagio mentale, che non convince i discografici affinchè gliela lascino incidere. Nel 1978 ci riesce, inserendo il brano nella sperimentale commedia musicale a fumetti (un'altra delle sue estemporanee iniziative), che ne porta anche il titolo: “Sognando”. La canzone viene incisa - nello stesso anno - in modo superlativo anche da Mina. “Sognando” diventa poi anche un fumetto realizzato dallo stesso cantautore
( fonte : http://digilander.libero.it/gianni61dgl/donbacky.htm#sognando )

Eccone il testo:


SOGNANDO
Me ne sto lì seduto e assente
con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente.
Avrei una voglia di gridare
ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco
e rido quasi fosse un gioco
Se sento voci non rispondo
io vivo in uno strano mondo
dove ci son pochi problemi
dove la gente non ha schemi
Non ho futuro nè presente
e vivo adesso eternamente
il mio passato è ormai per me distante
Ma ho tutto quello che mi serve
nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno
e non capisco perché piango
Non so che cosa sia l'amore
e non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta
chi mi accudisce e mi sostenta
Ma ogni tanto sento che
gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni non esatte
D'un tratto sento quella voce
e qui comincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare
la mente mia sta per scoppiare
E spacco tutto quel che trovo
ed a finirla poi ci provo
tanto per me non c'è speranza
di uscire mai da questa stanza
Sopra un lettino cigolante
in questo posto allucinante
io cerco spesso di volare nel cielo
Non so che male posso fare
se cerco solo di volare
io non capisco i miei guardiani
perché mi legano le mani
E a tutti costi voglion che
indossi un camice per me
le braccia indietro forte spingo
e a questo punto sempre piango
Mio dio che grande confusione
e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa la mente
Le mani forte adesso mordo
e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano
qualcuno mi diceva t'amo
In un addio svanì la voce
scese nell'animo una pace
ed è così che da quel dì
io son seduto e fermo qui.